Mal Burns
Craft World,  Second Life

Addio a Mal Burns, voce libera e pionieristica del Metaverso

Mal Burns, noto in Craft come Malburns Craftster, è venuto a mancare in questi giorni, lasciando un vuoto immenso in Opensim, Craft World e nello show Inworld Review. È stato un viaggiatore digitale instancabile, esploratore e narratore dei mondi virtuali, capace di rendere visibile e significativo ciò che accade dietro a ogni avatar e ogni griglia.
In una recente e intensa intervista realizzata da Lorenza Colicigno, Mal stesso ha raccontato in una registrazione – affidata a lei perché aveva difficoltà a scrivere – la sua storia e le sue passioni, diventando ancora una volta protagonista, anche se non più presente: “Da intervistatore a intervistato… non cambia nulla. L’importante è la comunicazione, il contenuto che passa, non tanto chi fa le domande o chi risponde”

Viaggiatore dei mondi virtuali da oltre vent’anni, Mal si è avvicinato per la prima volta a Second Life all’inizio degli anni 2000, dopo aver sentito di gallerie d’arte virtuali in un programma della BBC. Scoprì le dinamiche del volo, il fascino della scoperta, e iniziò a fare parte di un gruppo di beta tester – tra i precursori di Twitter – con i quali si ritrovava regolarmente, percependo sin da subito il potenziale di questi spazi . Anche se non si definiva un “giocatore di ruolo”, le  sue prime land erano legate a un MMORPG medievale: “vivevo in una casa sull’albero, con schermi, HUD e tecnologia ovunque, dovevo fingermi un mago con gadget futuristici!” . Da lì, il passaggio a OpenSim e il coinvolgimento nei primi prototipi – con IBM e altri – come “grid hopper”, testimoniano la sua propensione a cercare sempre qualcosa di nuovo.

La prima incarnazione del suo show si chiamava Metaverse Weekend Review, condotto con la sua partner Tara: una trasmissione via webcam che, in breve, si trasformò nella versione immersiva e avatar-centrica Inworld Review. Mal sottolineava come il valore fosse nell’immersione: “gli avatar diventavano i protagonisti dello show… noi puntavamo tutto sullo stile professionale anche nel virtuale” . Circa tre o quattro anni fa decise di trasferire totalmente lo show dentro OpenSim, con il contributo tecnico di James Autloud e la presenza della co-conduttrice Thirza Ember, poi sostituita da Tosha Tyran. Proprio grazie a Tosha ottenne una regione di Craft World da recensire, aprendo quella che chiamava la sua “avventura su Craft World” .

Il nome Craft World lo aveva immediatamente attratto, e non solo per ragioni linguistiche: era un terreno fertile per l’arte, l’artigianato e la cultura online. Mal creò nel tempo non soltanto un avamposto del suo show, ma un vero e proprio studio-personale: “un angolo in cui perdersi, letteralmente… sto ancora sistemando sentieri, statue, opere d’arte”. Dietro quell’apparente semplicità, c’era un mix tra creatività, visione e dedizione, un piccolo universo parallelo che testimonia il suo spirito curioso e quasi “artigianale”.

Tra i suoi lavori più orgogliosi ci sono stati il Meta Hub su Second Life, nella regione Chilbo, e diverse isole nella Great Canadian Grid. Ma Mal non voleva ripetersi: ogni progetto era un salto, da isole deserte a stazioni spaziali, da città distopiche a hub creativi — sempre in piena evoluzione.

Anche nei giorni in cui riduceva i progetti più impegnativi, non ha mai smesso di leggere e diffondere notizie: “leggo gli RSS così non devono farlo loro”, diceva, condividendo quotidianamente link e aggiornamenti. Il suo timore più grande era che “un giorno finiscano le regioni da esplorare” .

Anche i rapporti umani contavano: “Comunità gradual­mente integrata… su Craft ho James, Tosha e altri amici che passano ogni tanto. Spero davvero che le connessioni aumentino”. Sul piano dei social era attivissimo: Facebook, LinkedIn, Mastodon (come “Malbones@mastodon.social”), e su YouTube le puntate di “Malburns Metaworld”, in cui ha intervistato colonne come Philip Rosedale e Adam Frisbee, e ha partecipato a conferenze della community OpenSim.

Se oggi il metaverso piange una persona, è anche perché ci manca la sua curiosità, la sua forza di esplorazione, la sua capacità di rendere vivido un progetto, un angolo d’arte o una conversazione. Non cercava visibilità fine a se stessa: voleva costruire ponti, aiutare altri a scoprire, connettere. Nel suo avatar, nei suoi progetti, nella sua voce professionale ma cordiale, c’è un codice di etica che ancora attende di essere interpretato e seguito.

Mal Burns ci lascia un’eredità potente: uno stimolo continuo a esplorare, documentare, raccontare, oltre i limiti fisici. Ci ricorda che dietro ogni costruzione digitale c’è un cuore umano, dietro ogni pixel un anelito di comunità.
Il suo lavoro vivrà in ogni regione che viene creata, in ogni show che sceglie l’immersione, in ogni persona che trova un senso nel metaverso.

Riposa in pace, Mal Burns – Malburns Craftster.
La tua voce riecheggia ancora, ogni volta che un avatar racconta una storia, ogni volta che una piattaforma diventa strumento di conoscenza e incontro. Sei stato, e resterai, un faro per chi crede che la tecnologia debba servire l’uomo, e non viceversa. Grazie, davvero.

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