Museo del Metaverso Foto di Eva Kraai
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Visita al Museo degli studenti del Bennington College Vermont U.S.A.

Ieri sera il Museo del Metaverso ha accolto con grande piacere una classe di studenti del Bennington College in Vermont U.S.A. in visita guidata, accompagnati dalla Professoressa Elisa Laraia.
È stata una serata intensa e stimolante, ricca di scambi e domande, durante la quale abbiamo avuto l’occasione di esplorare insieme alcune delle opere più evocative presenti nel nostro spazio espositivo.

Ho presentato i lavori di tre artisti  in mostra permanenbte al Museo che, ciascuno con il proprio linguaggio e la propria poetica, raccontano visioni e tensioni del nostro tempo: Daco Monday, Nicola Renerman e Siberia IlfreddoPurifica.

Ho mostrato anche l’esposizione “In Between” alla presenza dell’ideatore e curatore Roberto Presicci che ha avuto modo di illustrare agli studenti l’opera “The Abyss” di Damiano Errico

"The Abyss" di Damiano Errico Foto di Eva Kraai
“The Abyss” di Damiano Errico Foto di Eva Kraai


Le opere hanno suscitato curiosità, riflessioni e dialoghi, rivelando quanto il metaverso possa essere un luogo fertile di incontro tra mondi, generazioni e sensibilità artistiche.

Di seguito, le presentazioni che abbiamo condiviso durante la visita.

 

“La Ballerina” di Daco Monday 

"Ballerina" di Daco Monday Foto di Eva Kraai
“Ballerina” di Daco Monday Foto di Eva Kraai

Nel cuore di uno spazio metafisico, La Ballerina di Daco Monday danza immobile, racchiusa in una geometria di luce e sogno. Il suo corpo, ridotto a manichino essenziale, privo di volto ma carico di presenza, si erge al centro di una composizione visionaria, dove la materia si dissolve nel colore.

Attorno a lei fluttuano cubi e sfere trasparenti, come elementi di un cosmo interiore. Sono forme pure, cristalline, attraversate da riflessi iridescenti – rosa elettrico, azzurro ghiaccio, giallo ambra – che vibrano e si compenetrano, evocando un universo sinestetico. Queste strutture non la imprigionano: la avvolgono, la proteggono, forse la generano. Sembrano pulsare al ritmo segreto della sua danza immobile.

Ogni solido traslucido è un atto simbolico: il cubo, con la sua stabilità, rappresenta la disciplina, la tecnica, la terra. La sfera, fluida e perfetta, è il respiro, il movimento, il sogno. Insieme compongono un mandala tridimensionale, una coreografia astratta che fa vibrare lo spazio attorno alla ballerina.

Daco Monday ci conduce così oltre la fisicità del corpo e oltre la danza stessa, verso un’idea di trasformazione: la ballerina non è solo soggetto, ma centro energetico, anima fluttuante tra forma e spirito. In quest’opera, la trasparenza diventa metafora: tutto è visibile e insieme misterioso, come il gesto che precede il volo.

 

Senza titolo – un viaggio metafisico tra evoluzione e illusione
di Daco Monday

Senza Titotlo di Daco Monday Foto di Eva Kraai
Senza Titotlo di Daco Monday Foto di Eva Kraai

In quest’opera senza nome, Daco Monday costruisce un universo vertiginoso, sospeso tra la geometria mentale di Escher e la sospensione onirica della pittura metafisica. La composizione si sviluppa su tre livelli interconnessi, come se il tempo e lo spazio si piegassero in un’unica architettura simbolica.

Alla base, un tempietto-pedina si staglia come elemento sacro e insieme ludico: è l’origine, il principio, la cellula prima del gioco dell’esistenza. Simile a una reliquia silenziosa su una scacchiera cosmica, il tempietto appare sia come oggetto che come soggetto: un totem che osserva e partecipa.

Il secondo livello è il piano del gioco degli scacchi, abitato da personaggi che incarnano le fasi dell’evoluzione. Figure ibridate, archetipiche, meccaniche e organiche allo stesso tempo, si muovono su caselle sospese nel vuoto. Ogni mossa è irreversibile, ogni figura è al tempo stesso giocatore e pedina. Il gioco diventa metafora dell’esistenza e della trasformazione: il movimento come destino.

Infine, svettante e irraggiungibile, si erge la torre-castello borgo, insieme rifugio, enigma e traguardo. Non è solo architettura: è un sogno verticale, una città interiore fatta di spazi chiusi e aperture illusorie, di finestre che non danno sul mondo ma sull’immaginazione. Qui il tempo si arrampica, e il pensiero si rifrange all’infinito, come in una spirale escheriana.

L’opera è costruita con precisione quasi matematica, ma resta aperta, inquieta, evocativa. I richiami a Escher si intrecciano con una visione più introspettiva, quasi mistica, dove la razionalità si piega al simbolo e l’illusione diventa chiave d’accesso a una realtà altra.

Daco Monday ci invita così a riflettere sul mistero della forma e del significato: siamo costruttori o prigionieri di un disegno più grande? E qual è, in fondo, la nostra posizione sulla scacchiera dell’esistenza?

 

“Moving Colours” di Nicola Reinerman
L’armonia in movimento della luce e del colore

"Moving Colours" di Nicola Reinerman Foto di Eva Kraai
“Moving Colours” di Nicola Reinerman Foto di Eva Kraai

Con Moving Colours, Nicola Reinerman ci immerge in un universo ipnotico dove il colore prende vita, si muove, respira. L’opera, composta da una figura geometrica fatta interamente di piccoli quadratini cromatici in movimento, trasforma lo spazio in un flusso visivo continuo, in cui la materia scompare e resta solo l’energia.

Ogni quadrato, pur nella sua essenzialità, agisce come un frammento sensibile: vibra, cambia, si combina con gli altri in una danza silenziosa e perpetua. Non esiste un punto fisso, non c’è gerarchia nella forma – tutto è mutamento, metamorfosi, relazione. Lo spettatore viene coinvolto in un’esperienza immersiva che stimola la percezione, evocando paesaggi astratti, onde di pensiero, pulsazioni interiori.

Moving Colours non è solo un’opera visiva: è un sistema dinamico, quasi musicale, che si sintonizza con lo stato d’animo di chi guarda. A tratti ricorda le sinfonie di luce dell’arte cinetica, ma con una leggerezza digitale che appartiene pienamente al nostro tempo. Reinerman non costruisce un’immagine: costruisce un processo.

E proprio in questa instabilità risiede la sua forza poetica: Moving Colours è un’ode alla trasformazione continua, alla possibilità che il colore, da semplice superficie, diventi linguaggio, emozione, respiro. È come trovarsi dentro un quadro che non finisce mai, una soglia percettiva in cui ogni sguardo genera una nuova forma.

 

“Paesaggio in movimento” di Siberia – un viaggio continuo attraverso le città del mondo
Omaggio alla Linea di Cavandoli, tributo alla trasformazione

"Paesaggio in movimento" di Siberia IlFreddoPurifica Foto di Eva Kraai
“Paesaggio in movimento” di Siberia IlFreddoPurifica Foto di Eva Kraai

Paesaggio in movimento è un’opera dinamica e visionaria che trasforma la semplicità di una linea in un viaggio infinito attraverso le architetture del mondo. Ispirata alla celebre “Linea” di Osvaldo Cavandoli, questa creazione ne eredita l’ironia grafica e la potenza del segno continuo, ma la amplifica, conducendoci in un racconto visivo senza pausa, dove il tratto si fa paesaggio, la curva si fa città, e ogni dissolvenza è un nuovo inizio.

La linea prende vita sullo schermo o nello spazio virtuale: si disegna e si disfa, come un respiro, come un pensiero che muta forma. Da essa emergono skyline che si susseguono come fotogrammi di un sogno nomade: si riconoscono i profili inconfondibili di Parigi, con la sua Tour Eiffel e le cupole neoclassiche, poi appaiono città orientali, templi e grattacieli, torri sottili e tetti curvi, in un alternarsi di culture e visioni.

Questa trasformazione continua non è solo estetica: è una dichiarazione poetica sul tempo e sull’identità. Le città diventano simboli del fluire, del cambiamento incessante che caratterizza la vita contemporanea. Nulla resta immobile, tutto si trasforma – ma la linea, come filo conduttore, resta. È lei il vero protagonista: una traccia viva, sottile e resistente, che collega l’Occidente e l’Oriente, il reale e l’immaginario, l’individuo e la collettività.

Paesaggio in movimento è dunque molto più di un semplice gioco visivo: è una meditazione sul viaggio, sull’identità urbana e sullo sguardo. Un’opera che si muove e ci muove, ricordandoci che ogni città è anche uno stato d’animo, e ogni linea tracciata è una storia che nasce.

 

La visita degli studenti del Bennington College è terminata a NoiLab dove Lorenza Colicigno e Tonino Lane hanno presentato il Castello di Isabella Morra e le Case Vaganti

Castello Isabella Morra NoiLab Foto di Eva Kraai
Castello Isabella Morra NoiLab Foto di Eva Kraai

 

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