
Tina Bey: tra materia e immaginazione, l’arte come confine sensibile
Nel panorama creativo di Craft World, una delle presenze più originali e intense è quella dell’artista Tina Bey. La sua ricerca attraversa le forme scultoree, l’ambiente virtuale e la performance digitale, fondendo in un’unica esperienza sensoriale linguaggi diversi e visioni audaci.
Il Museo del Metaverso ha avuto il privilegio di ospitare alcune delle sue opere più evocative e di conservarle. In questa intervista, Tina ci accompagna all’interno del suo percorso artistico, raccontandoci la scoperta di Craft World, la sua evoluzione espressiva e il rapporto con Second Life, mondo virtuale che ha segnato l’inizio di tante avventure creative ma che oggi non sente più affine al proprio approccio.
Un dialogo vivo e sincero che ci restituisce il senso profondo della sua arte: trasformare lo spazio digitale in un varco immaginativo, in un campo fertile per l’intuizione e la consapevolezza.
Intervista a Tina Bey artista del Museo del Metaverso in Craft World
MdM: come sei venuta a sapere di Craft World e cosa ti piace o non ti piace di questa grid di Opensim?
Tina Bey: Circa cinque anni fa ho conosciuto il mondo di OpenSim attraverso i social network, dove venivano promossi e invitati artisti a partecipare a diversi eventi artistici. È stato così che mi sono immersa in questo universo virtuale e ho conosciuto persone profondamente impegnate nell’accompagnamento dell’artista. Prima sono stata invitata a una mostra sul mare “Emerald in Water”, poi ad un’altra a “+Donna Zero Violenza”, più tardi a partecipare con un’opera libera al Museo del Metaverso e anche alla mostra collettiva “La Tierra Inquieta”. Successivamente, mi è stato generosamente concesso uno spazio all’Art Depot, dove ho potuto sperimentare e lavorare in totale libertà. Mi piace molto essere disponibile per qualsiasi evento, anche se preferisco quelli a tema libero. Gli organizzatori, e in particolare la direttrice del Museo del Metaverso, Rosanna Galvani, si dedicano alla creazione di spazi che danno visibilità agli artisti, sia emergenti che affermati, offrendo sempre un trattamento equo.
MdM: la tua attività creativa sta crescendo notevolmente, dalle sculture 3D e dalle installazioni sei passata alle performance condivise mediante video, che io trovo molto interessanti e attraenti. Come è avvenuto questo cambiamento?
Tina Bey: nell’ultimo anno ho attraversato importanti cambiamenti nella mia vita personale e questo si riflette direttamente nel mio lavoro. Ad esempio, il colore ha acquisito una forza e un’energia che prima non aveva. Quelle sculture di personaggi onirici e surreali che popolavano la mia immaginazione, oggi prendono forma.
Grazie alla tecnologia ora posso visualizzarle e condividerle con voi. Non a caso le mie ultime installazioni si intitolano “Ludus”, che in latino significa “gioco”. Mi sento più libera che mai.
MdM: le tue opere sembrano esplorare territori interiori, a volte anche onirici o simbolici. C’è un tema ricorrente o un filo conduttore che senti attraversare tutto il tuo lavoro, anche nei diversi media che utilizzi?
Tina Bey: senza dubbio, il filo conduttore è la mia stessa vita. Fin da piccola il gioco e il ludico sono stati centrali. Avevo un “diario personale” in cui non scrivevo parole, ma disegnavo scene che rappresentavano momenti importanti. Da allora, quell’impulso è rimasto vivo: le immagini, i video e le installazioni che realizzo seguono una linea chiara che risponde alle mie inquietudini più profonde.
MdM: quale ruolo ha per te il pubblico o lo spettatore nei mondi virtuali? Ti senti ispirata dalla presenza (o assenza) di un pubblico durante le tue performance o installazioni?
Tina Bey: sinceramente, il pubblico non ha mai occupato un posto centrale nel mio processo, né nei mondi virtuali né in quello reale. Esprimermi è un bisogno vitale, è il mio legame con la terra. Potrei continuare a creare su un’isola deserta e sarei comunque felice. I miei amici dicono spesso che sono un po’ scontrosa. Se qualcuno vuole vedere la mia arte, è lì, a disposizione, e mi piace che la apprezzino. Ma ciò che mi rende davvero felice è creare.
MdM: so che non partecipi più attivamente in Second Life ( anche se di artisti del tuo calibro si sente la mancanza), puoi spiegarmene la ragione?
Tina Bey: continuo ad accedere a Second Life, ma come spettatrice: visito mostre, interventi, gallerie… mi piace imparare, divertirmi e tenermi informata. Ma non partecipo attivamente. Creare un’opera liberamente in SL è quasi impossibile: ci sono restrizioni di peso, prim, triangoli… Ciò che SL considera “peso eccessivo” non tiene conto del fatto che ridurre la risoluzione può rovinare completamente un’opera. A ciò si aggiunge il costo elevato di ogni texture, che rende il processo impraticabile. OpenSim, invece, è per me un paradiso: lì non si lesina sulle risorse per produrre.
Tutto scorre con più libertà. Sono stata invitata più volte a esporre in SL, ma tutta la trafila burocratica mi sembra troppo complicata. Non vale la pena stressarsi tanto per una semplice “vetrina”, quando in OpenSim ho la stessa cosa, e con molti più vantaggi.
Espaṅol
En el panorama creativo de Craft World, una de las presencias más originales e intensas es la de la artista Tina Bey. Su investigación abarca las formas escultóricas, el entorno virtual y la performance digital, fusionando en una única experiencia sensorial diferentes lenguajes y visiones audaces. El Museo del Metaverso ha tenido el privilegio de acoger algunas de sus obras más evocadoras y de conservarlas. En esta entrevista, Tina nos acompaña en su trayectoria artística, contándonos el descubrimiento de Craft World, su evolución expresiva y su relación con Second Life, el mundo virtual que marcó el inicio de muchas aventuras creativas, pero con el que hoy ya no se siente identificada. Un diálogo vivo y sincero que nos devuelve el sentido profundo de su arte: transformar el espacio digital en un portal imaginativo, en un campo fértil para la intuición y la conciencia.
Entrevista a Tina Bey artista del Museo del Metaverso en Craft World
MdM: ¿Cómo conociste Craft World y qué te gusta (o no) de esta red de OpenSim?
Tina Bey: Hace unos cinco años conocí el mundo de OpenSim a través de redes sociales, donde se promovían e invitaban a artistas a participar en diversos eventos de arte. Así fue como me sumergí en este universo virtual y conocí personas profundamente comprometidas con el acompañamiento al artista.Primero me invitaron a una muestra sobre el mar “Emerald in Water, luego a otra en “+Donna Zero Violenza”, más tarde a participar con una obra libre en el Museo del Metaverso, y también en la “Tierra Inquieta”. Después, me otorgaron generosamente un espacio en Art Depot, donde pude experimentar y trabajar con total libertad.Disfruto mucho estar disponible para cualquier evento, aunque prefiero aquellos de temática libre. Los organizadores —y especialmente la directora del museo, Rosanna Galvani— se dedican a crear espacios que visibilizan a los artistas, tanto emergentes como consagrados, ofreciendo siempre un trato igualitario.
MdM: Tu actividad creativa está creciendo considerablemente. De las esculturas en 3D e instalaciones pasaste a performances compartidas en vídeo, muy interesantes y atractivas. ¿Cómo se produjo este cambio?
Tina Bey: Creo que en el último año he atravesado importantes cambios en mi vida personal, y eso se refleja directamente en mi trabajo. Por ejemplo, el color ha tomado una fuerza y una energía que antes no tenía. Esas esculturas de personajes oníricos y surrealistas que habitaban mi imaginación, hoy cobran forma.Gracias a la tecnología puedo ahora visualizarlas y compartirlas con ustedes. No en vano mis últimas instalaciones llevan por título “Ludus”, que en latín significa “juego”.Me siento más libre que nunca.
MdM: Tus obras parecen explorar territorios interiores, a veces incluso oníricos o simbólicos. ¿Hay un tema recurrente o un hilo conductor en tu trabajo, más allá de los medios que utilizás?
Tina Bey: Sin dudas, el hilo conductor es mi vida misma. Desde muy pequeña el juego y lo lúdico han sido centrales. Tenía un “diario personal” en el que no escribía palabras, sino que dibujaba escenas que representaban momentos importantes.Desde entonces, ese impulso sigue vivo: las imágenes, los vídeos y las instalaciones que realizo siguen una línea clara que responde a mis inquietudes más profundas.
MdM: ¿Qué papel tiene para vos el público en los mundos virtuales? ¿Te inspira su presencia (o su ausencia) durante tus performances o instalaciones?
Tina Bey: Sinceramente, el público nunca ha ocupado un lugar central en mi proceso, ni en los mundos virtuales ni en el real. Expresarme es una necesidad vital, es mi cable a tierra.Podría seguir creando en una isla desierta y seguiría siendo feliz.Mis amigos suelen decir que soy algo huraña. Si alguien quiere ver mi arte, está allí, disponible, y me encanta que lo disfruten. Pero lo que realmente me hace feliz es crear.
MdM: Sé que ya no participás activamente en Second Life (aunque se extraña a artistas como vos). ¿Por qué?
Tina Bey: Sigo entrando a Second Life, pero como espectadora: visito exposiciones, intervenciones, galerías… me gusta aprender, disfrutar y mantenerme informada. Pero no participo activamente. Crear una obra libremente en SL es casi imposible: hay restricciones en peso, prims, triángulos… Lo que SL evalúa como “peso excesivo” no contempla que reducir la resolución puede arruinar completamente una obra. A eso se suma el costo elevado de cada textura, lo que vuelve inviable el proceso.En cambio, OpenSim es para mí el paraíso: allí no se escatiman recursos para producir. Todo fluye con más libertad.Me han invitado varias veces a exponer en SL, pero todo el trámite me resulta engorroso. No vale la pena pasar por tanto estrés por una simple “vidriera”, cuando en OpenSim tengo lo mismo, y con muchísimas más ventajas.
